Web Marketing Hotel

Digital Markets Act, l’hotel ne esce con le ossa rotte?

Il Digital Markets Act (DMA), entrato in vigore nel 2023, ha scosso il mondo digitale, imponendo nuove regole ai colossi del web, i cosiddetti “gatekeeper”.

Ma cosa significa tutto questo per gli albergatori?

In questo articolo, esploreremo come il DMA sta rimodellando il panorama dell’ospitalità online, influenzando in primis Google, ma di recente anche il colosso Booking.com.

Facendo un passo indietro, l’UE ha in primis individuato 6 colossi aziendali che sono stati definiti i “gatekeeper”, questi sono:

  • Amazon
  • Apple
  • Bytedance (TikTok)
  • Meta
  • Microsoft
  • Google

Questi sono stati schematizzati anche in base ai servizi che offrono all’utente tramite l’illustrazione che segue e che abbiamo preso in prestito dal sito della Commissione Europea.

Ciascuna azienda tra questi 6 “gatekeepers” operano offrendo uno o più servizi tra cui:

  • Social Network
  • Ads
  • Intermediazione
  • Messaggistica
  • Video
  • Ricerca
  • Browser
  • Sistemi operativi

Nella pratica, il Digital Markets Act impedisce ai gatekeeper di sfruttare la loro posizione dominante in un settore per favorire i propri servizi in altri settori.

Ad esempio, Google, essendo un gatekeeper nel settore della ricerca online, non può più mostrare automaticamente i risultati di Google Hotel Ads (un suo servizio nel settore delle prenotazioni alberghiere) in cima ai risultati di ricerca, limitando così la visibilità delle piattaforme concorrenti.

Questo dovrebbe favorire una maggiore concorrenza e offrire agli utenti una scelta più ampia e trasparente.

L’obiettivo principale del DMA è promuovere un mercato digitale più equo e competitivo, stimolando l’innovazione e tutelando i consumatori.

Per fare ciò, il DMA impone ai colossi gatekeeper una serie di obblighi e divieti, come ad esempio:

  1. Non favorire i propri prodotti o servizi rispetto a quelli dei concorrenti.
  2. Consentire agli utenti di disinstallare software preinstallati e cambiare le impostazioni predefinite.
  3. Condividere dati e informazioni con altre aziende in modo da facilitare l’interoperabilità dei servizi.
  4. Non impedire agli utenti di accedere a servizi esterni attraverso link o altre funzionalità.

Google sotto i riflettori: un (altro) cambiamento epocale

Google, gigante della ricerca e non solo, è stato uno dei primi a finire sotto la morsa del DMA.

L’obiettivo? Limitare il suo potere nel mercato digitale e promuovere una maggiore concorrenza.

Nel contesto di Google uno dei cambiamenti più evidenti è stata la ristrutturazione dei risultati di ricerca. Google non può più favorire i propri servizi, come Maps e Google Travel mettendoli in una posizione evidente nel contesto della pagina di ricerca e rendendoli interagibili.

Il DMA ha imposto a Google di modificare l’interfaccia di Google Hotel Ads, rendendola meno intuitiva e meno integrata con i risultati di ricerca; per fare qualche esempio la sezione per cambiare le date del soggiorno è stata spostata in un sotto menu (vedi punto 1 immagine), la mappa non è più cliccabile (punto 3) e oltre alle recensioni Google vengono mostrate anche recensioni provenienti da altri portali e metasearch (come evidenziato al punto 2).

Cambio date interfaccia Google Hotel Ads
Recensioni provenienti da altri portali
Mappa non cliccabile direttamente

Queste modifiche hanno portato ad un calo significativo delle prenotazioni dirette tramite Google Travel, un calo che è stimato tra il 30% ed il 50%.

Al momento sembrerebbe quindi che questa normativa abbia impattato e danneggiato economicamente non solo il gatekeeper Google, ma indirettamente anche le strutture ricettive europee, lasciando per gli albergatori conseguenze come:

  • Meno prenotazioni dirette: Gli hotel sono meno visibili all’utente finale e quindi più dipendenti dalle OTA.
  • Minore visibilità gratuita: Gli hotel devono investire di più budget in ADS per ottenere la stessa visibilità online che permetta di competere con le OTA.

Anche Booking entra (in ritardo) nel mirino dell’UE

Booking.com, inizialmente sfuggito al radar del DMA, è stato successivamente designato anche lui come “gatekeeper”, questo solo nel maggio 2024.

Questo sembra introdurre una serie di restrizioni anche per il colosso delle prenotazioni online.

Le nuove regole per Booking.com:

  • Fine (di nuovo?!) della parità tariffaria: Gli hotel possono scegliere di offrire tariffe più basse su altri canali di vendita senza ritorsioni.
  • Maggiore trasparenza: Booking.com deve rivelare i criteri di ranking degli hotel e consentire l’accesso ai dati delle prenotazioni.
  • Promozione della concorrenza: Booking.com non può più favorire i propri servizi rispetto a quelli dei concorrenti.

Implicazioni per gli albergatori:

  • Maggiore potere contrattuale: Gli hotel possono negoziare tariffe e condizioni migliori con Booking.com.
  • Maggiore visibilità: Gli hotel possono migliorare la loro posizione nei risultati di ricerca di Booking.com.
  • Più dati a disposizione: Gli hotel possono utilizzare i dati di Booking.com per migliorare le proprie strategie di marketing.

Tuttavia ancora non sono ancora chiare le implicazioni e gli obblighi che avrà il portale, dobbiamo rimanere a guardare con attenzione per capire bene quali informazioni saranno a nostra disposizione come albergatori.

Quindi? Che cosa deve fare l’hotel?

Il DMA sta ridefinendo pesantemente le regole del gioco nel settore dell’ospitalità online.

Sebbene i cambiamenti possano sembrare scoraggianti per gli albergatori, è importante ricordare che il DMA offre anche nuove opportunità.

Gli hotel possono sfruttare questo momento per ripensare le loro strategie di distribuzione, investendo in canali di vendita diretta e diversificando la propria presenza online.

Il DMA potrebbe essere l’inizio di una nuova era, in cui gli hotel hanno maggiore controllo sulle proprie tariffe e sui propri dati, e in cui la concorrenza è più equa e trasparente.

In conclusione, il Digital Markets Act sta ridisegnando il panorama digitale, creando nuove sfide e opportunità per gli albergatori.

In questo contesto in continua evoluzione, una cosa rimane certa: la chiave per il successo a lungo termine risiede nell’investire nel proprio sito web.

Un sito web curato, ottimizzato per i motori di ricerca, con contenuti di qualità e un booking engine moderno e performante, rappresenta il miglior investimento per un hotel. Non solo permette di ricevere prenotazioni dirette, riducendo la dipendenza dalle OTA, ma offre anche un controllo totale sull’immagine del brand e sull’esperienza dell’utente.

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